Che si tratti di un alpinista professionista o di un principiante alle prese con la prima vetta d’alta quota, nessuno può ritenersi al sicuro dal male di montagna (in inglese, AMS o acute mountain sickness).
In ogni caso è meglio essere preparati a riconoscere i sintomi e sapere come trattarli al meglio e, ovviamente, arrivare con un’adeguata preparazione quanto le quote iniziano ad essere elevate. Un buon allenamento unito a tattiche di salita e ad una buona acclimitazione sono fondamentali per evitare in molti casi il male di montagna.
In questo articolo troverete la descrizione dei sintomi del mal di montagna e parleremo di come comportarsi.
Riconoscere i sintomi del mal di montagna
Come posso accorgermi se il mio corpo non sta rispondendo bene alla quota? Per prima cosa è bene conoscere i sintomi principali, ovvero:
“Mal di montagna” (o Acute altitude sickness – AMS): mal di testa, affaticamento, giramenti di testa, debolezza, nausea e perdita di appetito, difficoltà a urinare e alta frequenza cardiaca a riposo.
Edema polmonare d’alta quota (High altitude pulmonary edema – HAPE): forte affaticamento e fiato corto, tosse e respiro “rumoroso” (dovuto all’acqua nei polmoni), cianosi (colore blu sulle labbra dovuto alla minor ossigenazione).
Edema cerebrale d’alta quota (High altitude cerebral edema – HACE): paralisi, mal di testa, allucinazioni visive, difficoltà nei movimenti e nei casi più gravi, coma.
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Ascoltare sé stessi e confrontarsi con i propri compagni
Escludendo l’importanza di riconoscere subito i sintomi è molto importante imparare a conoscersi e a valutare se la fatica percepita è quella “normale” di una salita impegnativa o se qualcosa non sta andando per il verso giusto. In questo caso diventa fondamentale potersi confrontare anche con i propri compagni di cordata. Se non riuscite più a stare al passo con i vostri compagni abituali potrebbe essere un primo segnale a cui fare attenzione.
Soprattutto quando le salite diventano tecniche e impegnative diventa importante è necessario tenersi controllati a vicenda e riconoscere i primi sintomi.
Controllare i propri compagni
Oltre a sé stessi è importante controllare i propri compagni, è infatti molto più semplice riconoscere i segnali le prime avvisaglie di qualche problema dall’esterno. Pause frequenti e una mancanza di forze improvvisa possono essere le prime avvisaglie del mal di montagna, anche l’apatia e la tendenza a diventare sempre più silenziosi sono segnali da non sottovalutare.
Il punteggio “Lake Louise”
Il test “Lake Louise”, un questionario che mira a valutare sia aspetti soggettivi che oggettivi è sempre più usato per riconoscere i segnali del mal di montagna. Non solo questo questionario ci aiuta a riconoscere i sintomi, ma anche a valutare il cambiamento delle condizioni del “paziente” durante più giorni.
Terapia: cosa fare in caso di mal di montagna?
Le possibili soluzioni al mal di montagna sono di due tipi. Da un lato abbiamo contromisure da mettere subito in atto appena vengono riconosciuti i primi sintomi, mentre una seconda opzione è rappresentata da terapie a base di medicine che vanno comunque seguite da personale medico.
Dopo la comparsa dei primi sintomi
La prima cosa da fare è evitare di salire di quota e fermarsi per almeno un giorno. I mal di testa possono essere curati con ibuprofene o antidolorifici leggeri. Se le condizioni migliorano si può valutare di riprendere l’ascesa, altrimenti è bene preparare un piano per tornare a quote più basse in sicurezza. Le condizioni infatti potrebbero peggiorare rapidamente.
La discesa è comunque la soluzione più efficace in ogni situazione e, anche su terreni facili, le persone che sofforno di mal di montagna vanno sempre accompagnate in quanto non è possibile escludere un rapido peggioramento delle condizioni durante la discesa.
La discesa è la miglior soluzione
Per spedizioni o escursioni ad alta quota dove una rapida discesa non è possibile, a causa del meteo, della gravità delle condizioni del paziente o di problemi tecnici, è possibile ottenere qualche risultato con l’uso di una borsa iperbarica. Una borsa iperbarica rende possibile aumentare la quantità di ossigeno, simulando quindi un’altitudine più bassa. In ogni caso è indispensabile scendere appena le condizioni lo permettono.
Questo è valido nel caso del male di montagna, mentre per quanto riguarda edema cerebrale e polmonare la permanenza ad alta quota è assolutamente da evitare e può portare alla morte.
Farmaci per il mal di montagna
L’ultima opzione è l’uso di farmaci, e in questo caso diventa quasi impossibile dare dei consigli. La decisione deve essere presa da un medico che, spesso, accompagna le spedizioni ad alta quota.
In caso di edema polmonare i testi medici consigliano Nifedipina e ossigeno. Questo farmaco limita la pressione nei vasi sanguigni polmonari e previene quindi il peggioramento dell’edema.
In caso di edem cerebrale, oltre all’ossigeno si consiglia la somministrazione di Cortisone.
In entrambe i casi la discesa è da ritenersi indispensabile per poter salvare il paziente.
- Nota: questo articolo fornisce una panoramica generale sul tema e non è da considerarsi in alcun modo paragonabile alla consulenza di un medico.
L’articolo è stato preparato utilizzando letteratura medica e partecipazione a corsi di medicina di alta montagna. Ulteriori informazioni possono essere reperite sul sito della Scoietà Italiana di medicina di Montagna http://www.societaitalianamedicinadimontagna.it/
Mi auguro che con “oggiseno” intendiate “ossigeno”!
Ops eheh le sviste capitano a tutti 😉 grazie Christian per avercelo fatto notare, correggiamo subito!