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attraverso i sentieri tradizionali

Fotostory nelle Dolomiti: l’Alta Via n°2 da Feltre a San Martino di Castrozza

6 minuti di lettura
Da Feltre a San Martino di Castrozza: Thomas Herdieckerhoff è andato alla scoperta della parte meno frequentata della famosa Alta Via n°2 delle Dolomiti. Con la macchina fotografica sempre a portata di mano, ci racconta attraverso i suoi meravigliosi scatti la sua esperienza nelle Dolomiti .

Se l’autunno porta già i primi geli nelle montagne bavaresi lascia ancora una finestra di bel tempo nella maggior parte delle alpi italiane. Ci mettiamo quindi in viaggio: lasciamo Monaco di Baviera alle nostre spalle e guidiamo in direzione della piccola cittadina di Feltre ai piedi delle Dolomiti venete. Passiamo il Lago di Braies e le tre Cime di Lavaredo, che anche in autunno sono calamite per le folle di turisti, e puntiamo il nostro mirino sull’Alta Via n°2 delle Dolomiti (AV2) o Via delle Leggende. Il nostro obiettivo è la parte forse meno frequentata di questa famosa Alta Via: da Feltre a San Martino, in 6 giorni attraversando 2 catene montuose.

Nella prima parte dovremmo camminare nelle verdi montagne del Parco Nazionale Dolomiti Belunesi mentre nella seconda dovremmo passare attraverso lo scenario decisamente più roccioso e aspro del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino. L’autenticità e l’unicità dell’Alta Via n°2 è data proprio dal contrasto tra questi due bellissimi parchi e dalla lontanaza da stazioni sciistiche e dal turismo di massa. Quest’Alta Via affascina con i suoi sentieri alpini curati e mantenuti in perfetto stato, con le baite tradizionali e ovviamente con le rocce dolomitiche spettacolari.

Prima tappa: salita fino al rifugio dal Piaz

Sia che si parta direttamente da Feltre, o che si scelga la variante più corta partendo dal Passo Croce d’Aune, la prima tappa consiste nel raggiungere il Rifugio dal Piaz attraverso un sentiero immerso nella foresta.

Thomas cammina nel bosco per salire al Rifugio dal Piaz
Partenza perfetta: sentiero nel bosco fino al Rifugio dal Piaz. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Seconda tappa: rifugio Bruno Boz

Il secondo giorno ci alziamo presto e facciamo una piccola deviazione per ammirare l’alba dal Col di Luna (2295m) e dal Monte Pavione (2334m).

Alba dal Monte Pavione
Vale veramente la pena alzarsi presto per godere dell’alba spettacolare dal Col di Luna (2295 m) e dal Monte Pavione (2334 m). | Thomas Herdieckerhoff

Arrivati alla prima cima, ci troviamo sopra un favoloso mare di nuvole e ci godiamo come la notte lascia spazio ai primi raggi di luce del mattino. In lontanza vediamo già le cime rocciose del Gruppo Pala emergere dalle nuvole –  saranno il nostro obiettivo nella seconda parte del giro.

Sopra le nuvole con vista sulle cime del Gruppo Pala.
Sopra le nuvole con vista sulle cime del Gruppo Pala. | Foto: Thomas Herdieckerhoff
Alba nelle Dolomiti.
L’alba nelle Dolomiti. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

La vista sulle Dolomiti bellunesi all’alba è straordinaria, lascia quasi senza fiato…

Un panorama a 360°sulle Dolomiti Bellunesi.
Un panorama a 360°sulle Dolomiti Bellunesi. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

I primi raggi di sole illuminano la distesa di nuvole ai piedi delle montagne rocciose del Parco Nazionale – tra quella coltre si trova anche la nostra meta giornaliera, il Rifugio Bruno Boz.

Vista dall'alto di una vallata coperta di nuvole.
Vista dall’alto sopra le nuvole. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Passando tra splendidi sentieri escursionisti la seconda tappa ci fa attraversare queste montagne verdissime, ricche di vegetazione – nel frattempo in lontanza le nuvole si cominciano lentamente ad addensarsi.

Nel pomeriggio, giusto poco prima che si metta a piovere, raggiungiamo il Rifugio Bruno Boz.

Vista del Rifugio Bruno Boz.
Vista del Rifugio Bruno Boz. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Terza tappa: passo Cereda

Nella terza tappa in direzione del passo Cereda siamo avvolti dalla nebbia per tutto il giorno. Andiamo su e giù su un terreno che da pianeggiante ed erboreo diventa sempre più roccioso; affrontiamo anche alcuni passaggi ripidi e piuttosto esposti che richiedono un passo deciso e stabilità – ma nulla di complicato!

Un passaggio esposto in montagna
In passaggi come questi meglio concentrarsi e non sporgersi troppo. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Quarta tappa: tramonto al rifugio Treviso

Il quarto giorno, le nuvole decidono di lasciarci un po’ di respiro e mentre saliamo verso il Gruppo Pala si disperdono offrendoci un panorama a 360° sulle affascinanti torri di roccia – un punto decisamente culminante del giro.
Al tramonto arriviamo al Rifugio Treviso. Da qui scorgiamo la Cima dei Lastei (2844 m), che con maestosità si erge imponente sopra le nuvole.

il Gruppo Pala
Tappa affascinante attraverso il Gruppo Pala. | Foto: Thomas Herdieckerhoff
Un panorama spettacolare sulle cime del gruppo del Pala.
Il tempo è stato dalla nostra parte e ci regala un panorama spettacolare sulle cime del gruppo del Pala. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Quinta tappa: rifugio Pradidali

Con un cielo azzurrissimo, senza nemmeno l’ombra di una nuvola, decidiamo il giorno 5 di deviare dalla via normale dell’AV2: passando attraverso alcuni tratti di arrampicata (grado UIAA II) decidiamo di fare la Cima Mastorna, passando per le sue due cime – l’Orientale (2761m) e l’Occidentale (2816m) qui raffigurate.

La Cima Mastorna
Un po’ di arrampicata per ritrovare il feeling con la roccia | Foto: Thomas Herdieckerhoff

La deviazione ha mostrato subito i suoi lati positvi. Arrivati in cima ci viene offerto un panorama tra i più belli: nella valle si stanno formando delle nuvole, dalle quali spuntano però ancora le numerose torri del Gruppo Pala.

Vista del Gruppo Pal
Che cosa si può vuole di più? Vista del Gruppo Pala | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Nella discesa verso la meta del giorno (il rifugio Pradidali), il Sass Maor si erge improvvisamente davanti a noi come un guardiano imponente della valle.

il Sass Maor
Il maestoso Sass Maor. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Il Rifugio Pradidali è già da tempo all’ombra, mentre le alte cime dolomitiche alle sue spalle si prendono ancora gli ultimi raggi di sole.

il Rifugio Pradidali nella più bella atmosfera serale
L’agognata meta della giornata: il Rifugio Pradidali in una magnifica atmosfera serale. | Foto: Thomas Herdieckerhoff

Anche di notte gli imponenti torrioni di roccia non sono da meno e risaltano su un cielo stellato offrendo un panorama suggestivo.

Il panorama notturno dal Rifugio Pradal
Il panorama notturno dal Rifugio Pradali | Thomas Herdieckerhoff

Sesta tappa: cima La Fradusta e discesa fino a San Martino

L’ultimo giorno del nostro giro ci svegliamo prestissimo e saliamo la cima Fradusta (2939m) all’alba. Con l’alba alle porte, il cielo di tutte le Dolomiti si accende esattamente quando stiamo per conquistare la vetta rocciosa. Dalla cima della Fradusta viviamo un’alba mozzafiato – come in un film: un grande finale per un giro unico!

L'alba dalla cima Fradusta
L’ultima alba prima della fine del nostro giro. | Thomas Herdieckerhoff

Ora non ci resta più che scendere a valle fino a San Martino, sullo sfondo lasciamo il suggestivo Cimon della Pala (3184 m). Il resto della giornata si copre e resta principalmente nuvoloso – è un bene che ci siamo alzati così presto per conquistare la vetta: abbiamo potuto goderci la parte migliore della giornata! 😉

La discesa verso il paesino di San Martino
Come tutte le cose belle, anche il nostro giro indimenticabile volge al termine | Foto: Thomas Herdieckerhoff
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